Packaging alternativi alla plastica da adottare subito

Oltre la metà degli italiani pensa che l’inquinamento e il degrado ambientale siano molto preoccupanti. E quasi la totalità ritiene che tutti dovremmo impegnarci per ridurre la quantità di rifiuti, anche col rischio di sborsare qualche soldo in più. 

Questi dati emergono da una nuova ricerca di Nielsen su un campione di età compresa tra i 18 e i 65 anni. Stando ai risultati, quasi il 75% degli italiani è disposto a pagare di più un prodotto perché ambientalmente sostenibile o perché lo è la sua confezione.

La plastica, infatti, è percepita come altamente inquinante (87%) e la responsabilità del suo utilizzo nel packaging alimentare, sarebbe soprattutto delle aziende produttrici. Per il futuro, rivela ancora la ricerca, gli italiani sono piuttosto propositivi: suggeriscono di usare bioplastiche compostabili/biodegradabili (28%), un ritorno allo sfuso, al vetro e alla carta (17%), così come quello al vuoto a rendere (16%).  La plastica, insomma, è da bandire. Come si fa, allora, a ottenere un packaging alimentare sostenibile? Ecco cosa offre oggi il mercato.

Amido di mais e oli vegetali. Insieme ad alcuni additivi danno vita a una famiglia di bioplastiche biodegradabili e compostabili, conosciute con il nome di Mater-Bi. Questo prodotto è venduto in granuli ed è lavorabile in modo simile alle altre materie plastiche. Il processo di biodegradazione, svolto da microorganismi, produce acqua, anidride carbonica e metano. Si usa nella produzione di imballaggi, giocattoli, posate, stoviglie e buste di bioplastica, in sostituzione dei tradizionali sacchetti in polietilene.

Cera d’api. Da qualche tempo a questa parte, complice il suddetto ritorno allo sfuso e la ricerca di materiali riutilizzabili, una delle tendenze da applicare (a monte) è quella di utilizzare per la conservazione dei cibi teli in cotone biologico, trattati con cera d’api e olio. 

Alghe. Negli ultimi tempi uno dei materiali più funzionali è un derivato gelatinoso chiamato agar, composto di alghe marine. Di facile coltivazione, questo polisaccaride ha un impatto ambientale minimo, poiché è un sottoprodotto della lavorazione delle alghe rosse. 

Foglie. Less is more anche negli imballaggi. E qualcosa ne sa la piccola catena di supermercati thailandesi Rimping, che l’anno scorso ha rilanciato nei punti vendita del nord del Paese la buona abitudine di utilizzare foglie dell’albero di banano al posto della pellicola per imballare i prodotti. Tenendoli insieme con un nastro di fibre naturali, ha ottenuto un risultato al 100% sostenibile e un look decisamente originale per tutti gli alimenti del reparto ortofrutta.